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Il peyote (Lophophora Williamsii) è un piccolo cactus di 10 - 12 cm. di diametro, di colore blu-verde scuro, bianco o rosato e di forma globulare, che cresce nelle regioni semi-desertiche del nord e del centro del Messico, e nel sud degli Stati Uniti (es. deserto del Chihuahuàn).
Essendo un cactus, cresce senza difficoltà anche in ambienti molto caldi, in terreni a ph alcalino e necessita di pochissima acqua e di un apporto minimo di elementi nutritivi, se si eccettuano considerabili quantità di calcio.
Nella prima fase della vita il peyote è coperto di piccole spine, che vengono progressivamente sostituite da prolungamenti lanosi. I fiori sono generalmente simili a piccole margherite di color bianco-pallido o rosaceo.
Nel suo stato naturale il peyote raramente affiora dal terreno per più di 2-3 cm.; la radice della pianta è interrata (fino ad una profondità di 20 - 25 cm.). La parte che fuoriesce dal terreno (comunemente detta 'boton') è quella che viene tagliata e consumata sia fresca che disseccata.
Il peyote rappresenta una delle droghe allucinogene più popolari e considerate fra le popolazioni indigene del Messico, al punto che per gli indios messicani era a tutti gli effetti un Dio. Il suo uso fra queste popolazioni risale a prima della storia scritta, e le caratteristiche religioso-rituali del consumo si traducevano in complesse cerimonie, con peregrinazioni di intere tribù nel deserto.
Con l'arrivo dei Conquistadores spagnoli, e con l'introduzione forzata del cattolicesimo, l'uso del peyote fu considerato peccaminoso e diabolico. Ma i tentativi protratti, ed estremamente violenti, di estirparne il consumo fallirono, al punto che il suo uso finì per estendersi dal sud del Messico, attraverso il nord America, alle pianure centro-occidentali del continente fino al Canada.
Questa esplosione 'psichedelica' fra gli indios generò una forte reazione nei colonizzatori europei, al punto che furono diffuse ad arte dicerie relative ad intere tribù di indios trasformatesi in orde sanguinarie, in preda alla sete di sangue e alla frenesia sessuale più bieca; non più di 150 anni fa il consumo di peyote negli Stati Uniti poteva essere punito con l'impiccagione.
La risposta agli sforzi ufficiali di eradicazione dell'uso del peyote fu la creazione di una chiesa formale (la Native American Church, Chiesa dei Nativi Americani, o NAC) che dopo un lunghissimo contenzioso legale ebbe riconosciuto dagli organi legislativi il diritto di continuare a celebrare i riti religiosi delle popolazioni aborigene dell'america pre-colombiana, fra cui le cerimonie basate sull'uso collettivo dl peyote.
Anche oggi le riunioni liturgiche della NAC si svolgono in tende nel deserto, dopo il tramonto del sole. Qui il peyote viene consumato durante la notte e tutti i partecipanti chiedono agli dei la forza necessaria per essere esseri umani migliori, per affrontare i problemi che li affliggono (alcolismo, dipendenze, infermità, malattie) e per divinare il futuro.
A tutt'oggi la legge messicana assicura il diritto di possedere e consumare peyote per scopi religiosi solo ai membri della NAC, che abbiano almeno il 25% di sangue indio.
La mescalina, il principale fra i principi attivi contenuti nel cactus, fu isolata dal Dott. Heffter nel 1896, e da allora è stata utilizzata da un certo numero di artisti, filosofi, psicologi e ricercatori, i quali hanno contribuito alla diffusione che il peyote e la mescalina ebbero poi nella cultura psichedelica degli anni '60 e '70.
Fra i più importanti contributi di ricerca ricordiamo The Doors of Perception (Le Porte della Percezione, che ispirò a Jim Morrison il nome della sua famosissima band) e Heaven and Hell (Paradiso e Inferno), entrambi di Aldous Huxley.
Come viene consumato comunemente?
Il metodo più comune di consumo del peyote consiste nella raccolta dei 'botones', accuratamente puliti da polvere, spine e prolungamenti lanosi, che vengono poi mangiati freschi (preferibilmente) o disseccati. Similarmente ai raccoglitori di funghi più coscienziosi, gli indios si limitano a tagliare il 'boton', senza estrarre l'intera radice dal terreno, in modo che il peyote possa ricrescere ancora nell'arco di 1 anno - 1 anno e mezzo.
Il sapore del cactus è generalmente molto amaro, per cui viene spesso preparato allo scopo di ricavarne una pasta o un infuso che possono essere addolciti e che conservano tutte le proprietà psico-attive.
Normalmente, allo scopo di avere una esperienza psichedelica, vengono ingeriti dagli 8 ai 16 'botones' di 5 - 7 cm. di diametro (da notare che ci possono volere anche diversi anni per raccogliere un quantitativo di Peyote sufficiente per la cerimonia di una piccola tribù).
Allo scopo di diminuire gli effetti negativi che gli alcaloidi contenuti nel cactus possono avere sull'organismo, gli sciamani/medicine men della NAC tendono a dividere l'assunzione in due tranche distinte, distanziate di 45 min. - 1 ora l'una dall'altra,
Effetti
Effetti fisici
A circa mezz'ora dall'ingestione sopraggiunge nausea, accompagnata da vertigini, che può causare vomito. Questo malessere tende a scomparire completamente nel giro di 45 minuti - 1 ora. Con il termine della nausea si verifica il secondo effetto fisico rilevante: una forte salivazione e una tensione dei muscoli del collo e della mandibola.
Le sensazioni di fame, sete e fatica scompaiono completamente.
Effetti psichici
A 1 o 2 ore (ma in alcuni casi anche 3) di distanza dall'ingestione inizia l'attività psichedelica vera e propria, che ricorda quella dell' LSD: si è soggetti ad un 'rush' di energia fisica e di euforia, e si producono alterazioni visuali e auditive, accompagnate da un marcato intensificarsi della percezione dei colori.
Le pupille tendono a dilatarsi e si produce una sensazione di maggiore acutezza visiva, soprattutto in relazione a piccoli oggetti o dettagli (i sassi su una strada, la trama di un tessuto, etc). Come per la LSD si può sperimentare la visione di 'schemi' geometrici complessi in movimento e in sovrapposizione sugli oggetti, o nella luce.
Effetti enteogenici
Nella terza e ultima fase subentra un senso di grande pace interiore e, con l'affievolirsi delle sensazioni di energia, si passa ad uno stato di maggiore contemplazione; sia rispetto al mondo intorno a noi, sia rispetto al proprio mondo interiore.
Si sviluppa un contatto di tipo 'empatico' e 'di fusione' con le cose e le forme di vita che ci circondano e si possono sperimentare vere e proprie allucinazioni (la visone dello 'spirito' di un animale, ad esempio).
E' molto comune sperimentare la visione di fenomeni luminosi che si muovono tutt'intorno, e assistere così a veri e propri 'spettacoli' di luci e suoni. L'azione della mescalina sulla parte del cervello collegata al nervo ottico, produce effetti di sinestesia, cioè di 'sovrapposizioni' dei sensi.
Effetti non desiderati
Il peyote è un potente allucinogeno che modifica le percezioni sensoriali e lo 'stato di coscienza' fino a provocare allucinazioni visive e acustiche. Questo può provocare effetti che possono variare da visioni paradisiache fino a incubi terrificanti; in questo senso è dimostrato che il setting (il luogo, la situazione, la compagnia) e il set (il proprio stato d'animo, l'umore, la disposizione mentale) sono determinanti sugli effetti.
Per questo motivo chi è comunque determinato ad avere un esperienza con il peyote sappia che è importante scegliere una situazione tranquilla e piacevole e avere con sé persone di cui ci si fida, anche perché in genere l'effetto dura dalle 10 alle 12 ore.
Il pericolo più comune con il peyote è l'insorgere di un episodio di tipo 'psicotico', che può essere facilmente trattato con l'utilizzo, sotto controllo medico, di benzodiazepine.
Se qualcuno sta facendo un "brutto viaggio", è importante stargli vicino e rassicurarlo parlando lentamente e con dolcezza, facendo presente che ciò che la persona vede non è propriamente 'reale'. Se la situazione persiste o peggiora (con perdita di conoscenza, tremori incontrollati o convulsioni) è il caso di chiamare immediatamente una ambulanza.
Attenzione!
Come tutti gli allucinogeni, il peyote ha una ricaduta molto intensa sul funzionamento neuro-fisiologico del cervello, per cui non è una sostanza da prendere alla leggera e non va assunta spesso.
Un 'viaggio' è una potente esperienza di esplorazione interiore, ci può mettere a confronto con parti di noi stessi che non siamo ancora pronti ad affrontare e lascia sempre un ricordo, buono o cattivo.
Per questi motivi l'uso del peyote è assolutamente sconsigliato a chi soffra di disturbi psichici.
[Per gentile concessione di Scienza Esperienza e di Lilacedius
Copyright © 2003 by ZADIG srl]
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BIBLIOGRAFIA ITALIANA
Alice Marriot - K. Carol Rachlin, Peyote, Massari, 1996
Luana Brasili, Kieri: il culto negato. Il sistema Peyote-Datura tra gli huichol del Messico, Euroma La Goliardica, 1993
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