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Articolo su
DAVID CHALMERS
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Gli zombi di David Chalmers
di Astro Calisi
Nella sua opera più famosa, La mente cosciente, David Chalmers1, nel tentativo di portare argomenti a favore dell'irriducibilità della coscienza rispetto ai processi nervosi del cervello, ricorre alla nozione di zombi. Tale nozione venne introdotta nel dibattito filosofico da Robert Kirk nel 19742 e resa famosa da Daniel Dennett col suo Coscienza. Che cos'è?3. Gli zombi sono esseri assolutamente uguali agli uomini, sia nel loro aspetto fisico che nel comportamento, così da risultare indistinguibili da questi. Uno zombi sottoposto a qualsiasi tipo di test psicologico darebbe risultati assolutamente sovrapponibili a quelli di un essere umano; così pure se venisse esaminato a livello fisico, mediante analisi cliniche o esami radiografici.
Eppure, secondo la definizione data da Chalmers, lo zombi non è un uomo perché è completamente privo di coscienza: vive e si comporta appropriatamente davanti alle diverse situazioni, ma non sa di farlo. E' un mero sistema meccanico, anche se molto complesso, che agisce in maniera del tutto automatica e inconsapevole.
Chalmers è del parere che, è possibile, da un punto di vista strettamente logico, ammettere l'esistenza degli zombi. E questa sarebbe la prova della non riducibilità delle esperienze coscienti ai fenomeni nervosi che si svolgono nel cervello.
Il tema degli zombi è divenuto molto popolare nella letteratura che si occupa della coscienza; molti autori hanno ripreso tale concetto, con opportune variazioni, affrontando alcune problematiche connesse con l'esperienza cosciente. Ma quale grado di plausibilità può venir attribuito a tale concetto? Ha senso ed è lecito invocare a sostegno di una determinata tesi un fenomeno o una entità la cui esistenza non è suscettibile di alcuna verifica empirica?
Le situazioni costruite con l'immaginazione e, meglio ancora, gli esperimenti mentali possono essere di notevole aiuto se utilizzati a sostegno dell'intuizione per portarsi al di là dei fenomeni e delle situazioni concretamente sperimentati, nello sforzo di trovare soluzioni accettabili a problemi contingenti. Famosi, nella storia della scienza, rimangono gli esperimenti immaginari ideati da Galileo e da Einstein per dare corpo alle loro ipotesi e farne emergere implicazioni importanti, come pure eventuali difficoltà.4. Tali esperimenti non si proponevano certo di fornire prove a favore delle rispettive teorie, né tantomeno di sostituirsi al confronto con la realtà empirica, momento irrinunciabile di ogni ipotesi teorica degna di questo nome.
Purtroppo, nel campo degli studi sulla mente, gli esperimenti ideali sono andati a poco a poco assumendo la connotazione di veri e propri esperimenti empirici, al punto di pretendere, in alcuni casi, di porsi come elemento sufficiente per dimostrare la validità di una specifica posizione teorica. In questa pretesa si nasconde il tacito presupposto che se si riesce ad immaginare, nei suoi principali aspetti, un dato fenomeno o una data situazione, senza che emergano contraddizioni di rilievo, allora tale fenomeno o situazione può essere assunto come potenzialmente realizzabile nel concreto mondo dei fatti.
Tornando al tema degli zombi - esseri in tutto simili agli uomini, ma privi di coscienza -, l'idea che essi possano comportarsi esattamente come degli esseri umani è sostenibile soltanto a patto di negare alla coscienza qualsiasi rilevanza causale nel mondo dei fenomeni fisici, considerandola quindi un semplice epifenomeno.
La coscienza costituisce indubbiamente una facoltà della mente, allo stesso modo dell'intelligenza, della capacità di comprensione o della creatività. Fino a prova contraria, dobbiamo presupporre che essa concorra, almeno per qualche aspetto e in una qualche maniera, a migliorare l'efficienza del nostro comportamento. Alla nostra esperienza immediata, il fatto che noi siamo in grado di effettuare scelte e di indirizzare volontariamene, istante per istante, la nostra attività consapevole, appare come una realtà indubitabile. Se ci poniamo in una prospettiva filogenetica, lo sviluppo delle facoltà coscienti, dalle più elementari forme di sensitività consapevole fino all'autocoscienza dell'uomo, si presenta con un parallelismo rispetto all'evoluzione delle specie viventi difficilmente spiegabile con la semplice casualità.
Alla luce di queste considerazioni, l'idea di una coscienza priva di qualsiasi funzione nella vita concreta degli organismi, e in particolare dell'uomo, su cui si basa la tesi dell'indistinguibilità degli zombi dagli esseri umani, appare largamente implausibile. Infatti, se la coscienza conferisce un qualche vantaggio adattativo agli organismi che ne sono dotati, rispetto a quelli che ne sono privi, tale vantaggio deve necessariamente manifestarsi attraverso una differenza più o meno marcata nei rispettivi comportamenti. In tale prospettiva, la nozione di zombi, introdotta da Chalmers per dimostrare l'irriducibilità della coscienza, appare del tutto inconsistente in quanto basata sul presupposto della non rilevanza causale della coscienza. Presupposto tutto da dimostrare e anzi probabilmente falso.
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NOTE
(1) David Chalmers, La mente cosciente, McGraw-Hill Companies, Milano, 1999
(2) Robert Kirk, "Zombies versus Materialists", Aristotelian Society, 48 (1974), pagg. 135-152.
(3) Daniel Dennett, Coscienza. Che cos'è?, Rizzoli, Milano, 1993.
(2) Di Galileo si può ricordare l'esperimento ideale che si svolge a bordo di una nave, teso a mostrare la relatività del moto dei corpi; in quanto ad Einstein, egli stesso racconta che nella fase di ideazione della teoria della relatività ristretta immaginò di viaggiare a cavalcioni di un raggio di luce, per cogliere più agevolmente le conseguenze teoriche derivanti da quella situazione.
[ Scheda dell'autore -
Email: astrocalisi@gmail.com ]
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