Il coenzima Q10 fu isolato per la prima volta dai mitocondri del cuore di bue da Frederick Crane, professore presso l'Università del Wisconsis, nel 1957.
Peter Mitchell ricevette il premio Nobel nel 1978 per i suoi studi sui meccanismi cellulari di trasferimento dell'energia mediata dal Q10.
Il coenzima Q10 svolge una funzione fondamentale nella produzione di energia all'interno delle cellule mitocondriali, assolvendo inoltre una energica azione antiossidante e protettiva nei confronti dei radicali liberi.
Centinaia di pubblicazioni scientifiche hanno dimostrato l'efficacia e l'innocuità del coenzima Q10, anche a elevati dosaggi.
Il cuore è l'organo in cui si rileva la più alta concentrazione di Q10. Nel 1994, uno studio pubblicato dall'Università del Texas ha evidenziato un sensibile miglioramento in soggetti cardiopatici trattati con dosi di Q10 da 80 a 600 mg al giorno.
Altre ricerche hanno dimostrato che gli attacchi cardiaci tendono a verificarsi quando le scorte di Q10 sono particolarmente ridotte, e che nelle persone che hanno subito un attacco cardiaco, la somministrazione di elevate dosi di Q10 contribuisce a ripristinare le funzioni cardiache.
Il coenzima Q10 è stato usato con buoni risultati anche nella distrofia muscolare e in alcune forme di cancro (al seno e alla prostata); è inoltre utile nei casi di colesterolo alto, nell'ipertensione, nelle gengiviti e nelle malattie dentarie in genere.
Usato sotto forma di pomata, agisce come antiossidante nella pelle, combattendo la perdita di elasticità e la formazione di rughe.
Il Q10 si trova nella carne (in special modo nel cuore di pollo e in quello del bue), nel pesce (sardine, salmone, maccarello) negli olii vegetali, nella soia, nel germe di grano, nelle noci, nelle arachidi e negli spinaci.
Il Q10 è sintetizzato dal nostro organismo, ma la sua produzione diminuisce con l'età, con la malnutrizione, con l'assunzione di determinati farmaci (ad esempio, un trattamento di tre settimane con statine, per abbassare il colesterolo, può provocare un calo del Q10 fino al 40%).
Il fabbisogno giornaliero di Q10 viene stimato intorno ai 5 mg. Tuttavia, dopo i 35-40 anni, diminuendo la capacità dell'organismo a sintetizzare tale coenzima, si consiglia un'integrazione di 30-50 mg. al giorno (in caso di rischio di infarto, la dose consiglaita sale a 80-100 mg. giornalieri).
In mancanza di studi sperimentali specifici, è preferibile evitare l'assunzione del coenzima Q10 da parte di donne in gravidanza o nella fase dell'allattamento.
|