Per quanto l'intelligenza sia stata a lungo studiata da una moltitudine di ricercatori, si è ancora lontani dall'aver raggiunto un consenso unanime su una definizione capace di fissarne le caratteristiche di maggior rilievo.
Senza pretendere di dire l'ultima parola in merito, si può comunque affermare che l'intelligenza, in un'ottica evoluzionistica, intesa come strumento che migliora l'adattamento all'ambiente, è in primo luogo la capacità di risolvere nuovi problemi, oppure di risolvere vecchi problemi in maniera innovativa.
L'intelligenza è anche implicata nello stabilire nuovi nessi o rapporti tra due o più elementi, come pure nel rilevare contrasti o relazioni problematiche tra essi. Tali operazioni non sono strettamente limitate al momento presente o a un passato più o meno lontano, ma possono riguardare anche situazioni che non si sono ancora realizzate e perfino situazioni ipotetiche che potrebbero non verificarsi mai.
L'elemento novità sembra essere comunque un requisito comune affinché si possa parlare di un effettivo utilizzo di facoltà intelligenti. Infatti, la semplice applicazione di regole o algoritmi per portare meccanicamente a termine compiti o per risolvere problemi già affrontati con successo in passato non si considera, in genere, un'attività intelligente.
Questo aspetto costituisce una distinzione fondamentale da far valere nei confronti di coloro che ritengono le doti intellettive umane interamente riducibili a operazioni computazionali.
La cosiddetta Intelligenza Artificiale si propone di emulare le capacità del nostro cervello (quindi anche l'intelligenza) mediante la semplice esecuzione di operazioni sulla base di procedure e regole per la manipolazione di simboli.
Essendo esse predefinite, ossia fornite prima che l'elaboratore elettronico svolga il compito assegnato, non possono avere nulla di realmente innovativo.
Forse l'aspetto distintivo dell'intelligenza umana rispetto alle capacità di calcolo dei computer sta proprio nel riuscire ad andare, per determinati aspetti ed entro certi limiti, oltre gli algoritmi e i riferimenti posseduti in partenza. In ogni operazione intelligente è forse implicito una sorta di salto logico, che consente di pervenire a risultati non completamente deducibili dagli elementi e dalle regole iniziali.
In questo senso, l'intelligenza non sarebbe del tutto indipendente dall'intuizione, la cui caratteristica principale è quella di non seguire i normali percorsi della logica formale.
TIPI DI INTELLIGENZA
Da un'idea iniziale di intelligenza come competenza generale, monolitica, capace di esprimersi in forme diverse, ma riconducibile a un unico fattore di base (1), si è passati a poco a poco a una concezione che attribuisce un'indipendenza anche notevole alle diverse componenti. (2)
Tra le prime tipologie ad essere riconosciute come manifestazioni autonome dell'intelligenza ci sono le capacità logico-matematiche, le capacità verbali e l'intelligenza spaziale.
Una classificazione recente e ormai famosa è quella dello psicologo Howard Gardner, il quale individua ben 7 macro-raggruppamenti di intelligenza: l'intelligenza linguistica, l'intelligenza logico-matematica, l'intelligenza spaziale, l'intelligenza musicale, l'intelligenza cinestetica, l'intelligenza personale e l'intelligenza naturalistica. (3)
Ci si può domandare se tale suddivisione non dimentichi altri aspetti importanti dell'intelligenza: ad esempio, perché includere l'intelligenza musicale e lasciar fuori l'intelligenza pittorica, quella che consente di esprimersi in maniera innovativa servendosi di tecniche e di combinazioni cromatiche originali?
E l'intelligenza logico-matematica, che permette di effettuare ragionamenti molto elaborati e di collegare fenomeni fisici a formule più o meno complesse, è la stessa capacità che contraddistingue il commerciante con il pallino degli affari o l'abile speculatore finanziario?
Se è così, per quale motivo accade che un grande matematico possa a volte dimostrarsi completamente sprovveduto quando si tratta di curare i propri interessi?
Ci si potrebbe spingere ancora più in là e domandarsi se anche a un calciatore, in grado di cogliere (in una frazione di secondo e all'interno di un gran numero di fattori in continuo movimento) l'opportunità di segnare una rete e di approfittarne,
non vada riconosciuta una forma tutta speciale e circoscritta di intelligenza, irriducibile alla mera coordinazione motoria e/o alle intelligenze spaziale e cinestetica.
In tale prospettiva, quella che viene comunemente chiamata intelligenza, potrebbe essere vista come una capacità multiforme, capace di esprimersi all'interno di una gamma di attitudini che sfuma da una forma all'altra senza soluzione di continuità.
Negli ultimi anni, accanto alle tradizionali manifestazioni riconosciute all'intelligenza, ha acquisito progressivamente grande importanza quella che viene definita intelligenza emotiva, ossia la capacità di comprendere e di utilizzare al meglio i vissuti interiori, propri e quelli degli altri, che si traduce in una maggiore fiducia in se stessi, adattabilità ed empatia: tutti fattori che contribuiscono al successo sociale. (4)
Non si può, infine, ignorare la concezione di intelligenza proposta da Robert Sternberg, espressa nella teoria tripolare o multi-componenziale, con la quale l'autore si propone di superare i limiti delle teorie precedenti, e in particolare delle teorie psicometriche e delle teorie cognitive.
L'idea portante della prospettiva sviluppata da Sternberg è che l'intelligenza non rappresenti un'unica facoltà, ma sia costituita da un insieme molto ampio di abilità cognitive tra loro diverse.
Ciò richiede un certo numero di sub-teorie, strettamente collegate tra loro, delle quali le tre più importanti si occuperebbero rispettivamente:
- del contesto in cui si svolge il comportamento intelligente
- dei processi cognitivi che sono alla base del comportamento
- dell'esperienza, che funge da mediatore tra l'organismo e l'ambiente esterno. (5)
MISURA DELL'INTELLIGENZA
Il primo test di intelligenza, la scala di Binet (cfr. Binet), venne utilizzato nel 1905 per misurare le capacità intellettive dei bambini in età scolare; nel 1917 fu introdotto il concetto di QI (quoziente di intelligenza), inteso come rapporto tra età mentale ed età cronologica.
Attualmente sono moltissimi i test di intelligenza disponibili; uno dei più usati è il WAIS-R, costituito da 11 sotto-test
L'INTELLIGENZA E' INNATA O DIPENDE DALL'AMBIENTE?
Il problema di stabilire se le facoltà intellettive siano geneticamente determinate oppure si sviluppino in seguito all'interazione con l'ambiente,
si trascina da alcuni decenni senza che si siano raggiunti risultati conclusivi in un senso o nell'altro.
Su questo tema, negli anni '70, si è sviluppato un aspro dibattito, in particolar modo tra Hans J. Eysenck e Leon Kamin, due psicologi che rappresentavano le due opposte concezioni.
Gli echi di tale scontro non si sono ancora del tutto spenti, anche perché i termini del contendere non hanno un significato puramente teorico, ma investono, com'è facile rendersi conto, anche il campo sociale, politico, e persino quello dell'etica.
Se, infatti, le capacità attraverso cui si esprime l'intelligenza sono ereditarie, allora è del tutto inutile compiere sforzi, impegnare risorse, umane ed economiche, a favore di individui che sono comunque destinati a rimanere nella mediocrità.
Se, invece, l'intelligenza, almeno nell'età evolutiva, può essere accresciuta tramite appropriate tecniche, viene a cadere ogni alibi per chi vorrebbe che i meno dotati siano abbandonati al loro destino.
Non manca che sostiene che il grado di intelligenza, al contrario di quanto credono molti innatisti, possa essere migliorato non soltanto nell'età dello sviluppo, ma anche durante l'intero arco della vita di un individuo.
Reuven Feuerstein, lo psicologo più rappresentativo di questa prospettiva teorica, ha messo a punto un programma, largamente noto in tutto il mondo, che consente un notevole recupero delle capacità cognitive, nei settori specifici in cui queste sono maggiormente carenti.
SESSO E INTELLIGENZA
Per secoli la donna è stata considerata meno intelligente dell'uomo. A sostegno di questa tesi si portava il fatto che le donne, nel corso della storia, non avevano elaborato sistemi filosofici complessi, né realizzato scoperte scientifiche che potessero anche lontanamente eguagliare quelle compiute dall'uomo.
Oggi si tende a considerare la questione in maniera differente: se, obiettivamente, non si può negare che le donne abbiano lasciato scarse tracce di sé nel campo della filosofia, dell'arte e della scienza, si riconosce pure che lo sviluppo e l'espressione delle facoltà intellettuali sono profondamente influenzate dai fattori sociali e culturali.
L'INTELLIGENZA E L'ETA'
Sembra ormai definitivamente accertato che l'intelligenza si accresca fino all'età di circa 20 anni, si mantenga abbastanza stabile per altri dieci-quindici anni, per incominciare poi a declinare sempre più velocemente con l'avanzare dell'età.
C'è tuttavia una notevole divergenza di opinioni sull'entità di tale declino e nel definire se esso riguardi allo stesso modo tutte le abilità cognitive o soltanto alcune di esse. In linea generale sembra comunque che il passare degli anni influenzi relativamente poco la capacità di comprendere il linguaggio e di risolvere problemi, mentre ne risentirebbe sensibilmente la velovcità di elaborazione delle informazioni e la capacità di concentrazione. Il rallentamento dell'elaborazione sarebbe maggiore nei processi cognitivi di ordine superiore rispetto a quello riguardante i processi senso-motori, come pure quello connesso allo svolgimento di compiti di elevata complessità rispetto a quello relativo all'esecuzione di compiti semplici.
Tutti gli autori si mostrano abbastanza concordi nel riconoscere che l'esercizio regolare delle diverse capacità intellettive costituisca la strategia migliore per rallentarne il declino e mantenerle efficienti fino a tarda età.
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NOTE
(1) Cfr., ad esempio, Charles Spearman, per il quale l'intelligenza sarebbe costituita da un unico fattore generale (g), capace di render conto di tutte le abilità necessarie ad affrontare i diversi compiti intellettuali.
(2) All'estremo di questo tipo di posizione troviamo J. P. Guilford, che arrica a ipotizzare l'esistenza di più di 150 componenti diverse, risultanti dalla combinazione di 3 tipi di variabili fondamentali: le operazioni, il contenuto e il prodotto.
(3) Howard Gardner, Formae mentis. Saggio sulla pluralità della intelligenza, Feltrinelli, Milano, 2002
(4) Daniel Goleman, L'intelligenza emotiva [1995], Rizzoli, Milano, 1996
(5) Robert Sternberg, Teorie dell'intelligenza, Bompiani, Milano, 1987
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Scheda di Astro Calisi - e-mail: astrocalisi@gmail.com]
Articolo: L'intelligenza umana e la computazione
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Cesare Cornoldi, L'intelligenza, Il Mulino, Bologna, 2007
Anna T. Cianciolo - Robert J. Sternberg, Breve storia dell'intelligenza, Il Mulino, Bologna, 2007
Howard Gardner, Formae mentis. Saggio sulla pluralità della intelligenza, Feltrinelli, Milano, 2002
Rosa A. Fabio, L'intelligenza potenziale. Strumenti di misura e di riabilitazione, Franco Angeli, Milano, 2002
Francesco Lerda, Intelligenza umana e intelligenza artificiale. Est modus in rebus, Rubbettino, 2002
Ornella Andreani Dentici, Intelligenza e creatività, Carocci, 2001
Stefan F. Gross, L'intelligenza relazionale, Longanesi, Milano, 2001
Ken Richardson, Che cos'è l'intelligenza, Einaudi, Torino, 1999
Opera breve sull'intelligenza che prende in esame i vari aspetti dell'intelligenza, offrendo anche una panoramica degli attuali orientamenti sull'argomento.
Luigi Tuffanelli, Intelligenze, emozioni e apprendimenti. Le diversità nell'interazione formativa, Centro Studi Erickson, 1999
Patrizia Tabossi, Intelligenza naturale e intelligenza artificiale. Introduzione alla scienza cognitiva, Il Mulino, Il Mulino, 1997
Robert Sternberg - Louise Spear Swerling, Le tre intelligenze. Come potenziare le capacità analitiche, creative e pratiche, Centro Studi Erickson, 1997
Jean Khalfa (a cura di), Cos'è l'intelligenza?, Dedalo, Bari, 1995
Contiene: J. Khalfa, "Introduzione. Che cos'è l'intelligenza? - R. Gregory, "L'intelligenza visiva" - N. Mackintosh, "L'intelligenza nell'evoluzione" - G. Butterworth, "L'intelligenza infantile" - R. Schank e L. Birnbaum, "Il potenziamento dell'intelligenza" - R. Penrose, "L'intelligenza matematica" - S. Arom, "L'intelligenza nella musica tradizionale" - D. Dennett, "Linguaggio e intelligenza" - D. Sperber, "La comprensione verbale".
Hans Eysenck - Leon Kamin, Intelligenti si nasce o si diventa?, Laterza, Bari, 1994
Robert Sternberg, Teorie dell'intelligenza [1985], Bompiani, Milano, 1987
Opera in cui l'autore espone la sua teoria tripolare multicomponenziale dell'intelligenza, che si propone di superare i limiti delle teorie psicometriche e cognitive attuali.
G. Holton, L'intelligenza scientifica, Armando, Roma, 1984
Ornella Andreani (a cura di), L'intelligenza. Problemi e vie di ricerca, Franco Angeli, Milano, 1980
Antologia che raccoglie gli orientamenti più recenti nel campo degli studi sull'intelligenza.
E. Caracciolo, L'intelligenza e la sua misura, Le Monnier, Firenze, 1976
E. Schmid-Kitsikis, L'esame delle operazioni dell'intelligenza [1969], Giunti-Barbera, Firenze, 1976
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