VITA
Søren Kierkegaard nacque a Copenaghen nel 1813. Studiò nella sua città natale, laureandosi in teologia nel 1840.
Proveniva da una famiglia la cui rigidità religiosa era ispirata a inquieto senso del peccato e a profondo pessimismo.
Furono proprio il senso della colpa ed il terrore della maledizione divina che lo spinsero a rinunciare al ministero ecclesiastico ed al matrimonio.
Nel 1841 si trasferì a Berlino, dove rimase fino all'anno successivo. Qui ebbe modo di seguire le lezioni di Schelling, ma ne rimase profondamente deluso.
Negli ultimi anni della sua vita attaccò violentemente l'ortodossia protestante danese sul periodico Il momento, da lui diretto.
Morì a Copenaghen nel 1855. Oggi è da molti considerato come l'antesignano dell'esistenzialismo.
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PENSIERO
Kierkegaard si interroga sulla possibilità di realizzare un rapporto fra l'individuo e Dio. Per trovare una risposta è prima di tutto necessario comprendere le concrete condizioni esistenziali del singolo: "capire me stesso in quanto esistente".
E' stato proprio questo aspetto, secondo Kierkegaard, a essere eliminato dall'idealismo tedesco (in particolare da Hegel), che ha prodotto il tipo del "pensatore astratto".
"Proprio in quanto il pensiero astratto è sub specie aeterni, esso prescinde dal concreto, dalla temporalità, dal divenire dell'esistenza, dalla necessità dell'esistente." Ma poiché il pensatore astratto è sempre comunque una persona concreta, egli si trasformerebbe in un "personaggio ridicolo", in un fantasma di se stesso, se rifiutasse di ammettere il fondamento della sua esistenza e del suo pensiero.
E' necessario, al contrario, diventare soggettivi, vale a dire "che il conoscere si rapporti a colui che conosce, che è essenzialmente un esistente", poiché "l'unica realtà che un esistente non si limita solo a conoscere è la realtà della sua esistenza; e questa realtà costituisce il suo interesse assoluto."
Trovandosi, allora, l'esistenza umana al centro dell'indagine filosofica, si pone l'interrogativo sull'essenza dell'uomo. "L'uomo è una sintesi di infinità e finitudine, di temporaneo ed eterno, di libertà e necessità; in breve, una sintesi.
Una sintesi è un rapporto fra due. Ma con ciò egli non è ancora alcun sé, poiché l'essere se stesso non è semplicemente dato all'uomo ma è un compito, la cui realizzazione è il risultato della sua libertà. Qui si cela la possibilità che l'uomo si trovi in contrasto rispetto alla sua sintesi e, consciamente o inconsciamente, perda il suo sé.
Kierkegaard definisce questa condizione disperazione. In La malattia mortale descrive le diverse forme del non voler essere se stesso. Dato però che l'uomo è stato creato da Dio, il suo contrasto interiore lo pone davanti a Dio; da ciò deriva che il peccato è il non voler essere se stessi davanti a Dio.
Kierkegaard descrive la strada (gli "stadi esistenziali") che il singolo deve percorrere per giungere alla fede. Nello stadio estetico l'uomo vive nell'immediatezza, ovvero non ha ancora scelto se stesso come sé; egli vive nella e della dimensione dell'apparenza e dei sensi, secondo il principio per cui è preferibile vivere al presente.
Un esempio al riguardo è la figura di Don Giovanni. Ma poiché egli, nel realizzare questa possibilità esistenziale, è subordinato all'apparenza, perciò a qualcosa che non dipende dalla sua volontà, lo stato d'animo fondamentale della vita estetica si rivela essere quello della disperazione conseguente al timore che queste condizioni possano essergli sottratte.
Il salto allo stadio etico ha luogo quando il singolo, nella sua disperazione, sceglie se stesso: "poiché posso scegliere totalmente solo me stesso, e questa scelta assoluta di me stesso è la mia libertà; solo scegliendo me stesso totalmente stabilisco una differenza assoluta: la differenza fra bene e male."
La vita etica è la scelta del singolo di emanciparsi dall'esteriorità; in essa egli è il soggetto delle decisioni, perciò l'esistenza acquista serietà e continuità. Nonostante ciò, anche questa fase non è in grado di giungere a compiutezza, poiché, nella possibilità della colpa, l'"uomo etico" riconosce di non essere in possesso delle condizioni per vivere in modo eticamente ideale, in quanto egli vive nel peccato.
Tale consapevolezza porta allo stadio religioso. L'uomo che si riconosce in peccato comprende che egli non può liberarsi da solo dal peccato, perché solo Dio può porre la condizione della verità: contenuto della fede è il paradosso, in base a cui l'eterno è entrato nella dimensione del tempo, ovvero il Dio si è fatto uomo.
Ma dato che Dio venne fra gli uomini per portare loro la verità, l'uomo non è in grado di giungere da solo alla verità: nella fede l'uomo si affida incondizionatamente a Dio.
[Scheda di Adriano Virgili]
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OPERE
-- Sul concetto di ironia (1841)
-- Aut-aut (1843)
-- Timore e tremore [1843], Mondadori, Milano, 2003
-- Briciole di una filosofia (1844)
-- II concetto dell'angoscia (1844)
-- Postilla conclusiva non scientifica (1846)
-- La malattia mortale (1849)
-- Scuola di cristianesimo (1850)
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Shelley O 'Hara - Giovanni Stelli, Kierkegaard alla portata di tutti. Un primo passo per comprendere Kierkegaard, Armando, Roma, 2007
Approccio facile e immediato al pensiero del filosofo danese, attraverso una sintesi, in poco più di cento pagine, dei punti salienti della vita e delle opere.
Mariano Fazio, Un sentiero nel bosco. Guida al pensiero di Kierkegaard, Armando, Roma, 2000
T. Perlini, Che cosa ha detto veramente Kierkegaard, Ubaldini, Roma, 1968
Salvatore Spera, Introduzione a Kierkegaard, Laterza, Bari-Roma, 1983
Isabella Adinolfi, Leggere oggi Kierkegaard, Città Nuova, Roma, 2000
Alberto Siclari, L'itinerario di un cristiano nella cristianità. La testimonianza di Kierkegaard, Franco Angeli, Milano, 2004
Eliseo Castoro, Esistenza in preghiera. Sulle orme di Kierkegaard, Piemme, 2001
Furio Jesi, Kierkegaard, Boringhieri, Torino, 2000
Isabella Adinolfi, Il cerchio spezzato. Linee di antropologia in Pascal e Kierkegaard, Città Nuova, Roma, 2000
Giorgio Penzo, Kierkegaard. La verità eterna che nasce nel tempo, EMP, 2000
Mariano Fazio, Un sentiero nel bosco. Guida al pensiero di Kierkegaard, Armando, Roma, 2000
Virgilio Melchiorre, Saggi su Kierkegaard, Marietti, 1998
Luigi Pareyson, Kierkegaard e Pascal, Mursia, Milano, 1998
Bruno Forte, Fare teologia dopo Kierkegaard, Morcelliana, 1997
Roberto Perini, Soggetto e storicità. Il problema della soggettività finita tra Hegel e Kierkegaard, Edizioni Scientifiche Italiane, 1995
L. Amoroso (a cura di), Maschere kierkegaardiane, Rosenberg & Sellier, Torino, 1990
Gaetano Mollo, Al di là dell'angoscia, Porziuncola, 1988
V. Melchiorre, Saggi su Kierkegaard, Marietti, Genova, 1987
L. Lunardi, La dialettica in Kierkegaard, Liviana, Padova, 1982
Salvatore Spera, Il giovane Kierkegaard, Cedam, Padova, 1977
G. Velocci, Filosofia e fede in Kierkegaard, Città Nuova, Roma, 1976
M. Gigante, Religiosità di Kierkegaard, Morano, Napoli, 1972
Theodor Adorno, Kierkegaard. La costruzione dell'estetica, Longanesi, Milano, 1962
C. Fabro, Tra Kierkegaard e Marx, Vallecchi, Firenze, 1952
R. Cantoni, La coscienza inqieta: S. Kierkegaard, Mondadori, Milano, 1949
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